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lunedì 11 ottobre 2010

A vuoto

Chissà quando finirà, mi chiedo, questo camminare avanti e indietro per casa, fumando sigarette, con una birra scura appoggiata sulla lavatrice. Sono momenti che ho ripetuto all'infinito, mentre continuavo a farmi la stessa domanda: quando finirà?

Dopo un giro a vuoto a Vignola, la bibilioteca al lunedì apre alle quattordici e trenta, ritorno a casa per prendere la borsa del nuoto e ripartire per Modena, per la Delfini. Appena ripartito, ho guardato il contachilometri e ho visto che stamattina avevo già fatto quaranta chilometri. Adesso sono seduto a uno dei lunghi banchi del primo piano della Delfini, di fronte a due adolescenti brufolosi e inquieti, più lontano una ragazza legge Schopenhauer come educatore, una ragazza con un giubbotto di pelle e uno sguardo un pò scazzato, ma vivo. Ho un pò caldo con la maglia che porto indosso, una maglia verde di cotone, di maglia grossa, con la cerniera.  Una maglia che mi piace. Mi è arrivata l'altro giorno assieme a degli altri vestiti che ho comprato su un sito internet.

La ragazza si alza, con garbo sistema la sedia e se ne và. Si vedeva benissimo che stava li a leggere solo per posa. I ragazzi che ho di fronte sembrano essersi calmati, quindi posso iniziare a leggere.

Oggi mi stavo dicendo, a vedermi dal riflesso dei vetri della porta a spinta, mi sembro un pò gonfio, forse per il lascito della cena dell'altra sera, ma più per il calzone scadente di ieri. Che poi non ero veramente gonfio, mi sembrava solo, anzi quando mi sono visto nello specchio del bagno ero bellissimo. Solo che mi sono visto per poco.

Adesso non mi trovo più davanti i due adolescenti, di cui uno era in preda ad un'agitazione perenne che lo faceva muovere in continuazione e tossire ed essere veramente fastidioso, quasi volontariamente.

Per un attimo mi sono fermato a guardare i visi delle ragazze che ho di fronte, nell'altro tavolo, e poi alzando lo sguardo, fisso per qualche tempo le vetrate, le due grandi finestre ad arco sulla parete di fronte, attraverso cui si vedono la facciate e le finestre di un altro edificio, di nuovo attraverso le quali, come in una specie di carillon, compaiono alternativamente delle figure (un uomo, una donna delle pulizie?); per poi scomparire.

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